Un viaggio
nella magia
e nella ricchezza
della pelletteria
toscana
La pelle è una delle materie prime più antiche e pregiate della cultura toscana, nonché un volano per la crescita socioeconomica della regione.
UNA STORIA MILLENARIA
La sua storia risale all’era degli Etruschi, popolo che abitava le zone costiere della Toscana e le arricchiva con le più disparate e creative operosità – tra cui l’arte della concia e della confezione della pelle.
Il vero salto di qualità arriva però nel basso Medioevo nella Repubblica di Pisa
e grazie all’appoggio economico e culturale delle più ricche famiglie fiorentine.
A Firenze viene di fatto perfezionata
e consacrata un’industria artigianale unica, florida, in grado di tenere testa alle carestie ed epidemie
del ‘600.
Un patrimonio del "fatto a mano" toscano che tutt'ora fiorisce grazie al connubio imprescindibile fra tradizione, innovazione e sostenibilità.
LA CONCIA
DELLA PELLE
un'arte nobile
Fin dai suoi albori, l’arte conciaria è sinonimo di economia circolare. La concia della pelle nasce infatti dal proposito tanto nobile quanto laborioso dell’uomo di riciclare e valorizzare il materiale ricavato dalle battute di caccia e dagli allevamenti di animali. Materiale che in alternativa avrebbe considerato uno scarto della catena alimentare. Ciò testimonia non solo il rispetto, la premura con cui l’uomo accoglie e cura “l’ultimo dono” dell’animale, ma anche e soprattutto l’ingegnosa predisposizione a tramutarli in capolavori che rappresentano la sua cultura.
Grazie ai progressi della ricerca tecnologica e in virtù di una tradizione millenaria, il genio artigiano toscano tiene ancora oggi in vita questo modello sostenibile e innovativo di artigianalità chiamato arte conciaria.
IL DISTRETTO
DEL CUOIO
Il pellame toscano viene lavorato qui, in un comprensorio con un raggio di 10 chilometri che unisce le province di Firenze e Pisa, racchiude circa 500 aziende della filiera conciaria e produce un fatturato annuale sopra i due miliardi di euro.
AVVIENE QUI:
della produzione nazionale
di cuoio da suola
della produzione nazionale di pelli
della produzione dedicata
alle macchine per conceria
L'IMPORTANZA DELL'ACQUA
Le radici del settore conciario toscano sono affondate in questo territorio perché ricco di un bene preziosissimo per la fortuna di qualsiasi industria o commercio: l’acqua. La presenza dell’Arno ricoprì infatti un ruolo fondamentale per la crescita e il trionfo delle concerie toscane perché garantiva quantità di acqua sufficienti per la produzione e incentivava il trasporto delle merci.
Oggi è indubbio che l’acqua assuma un ruolo ancora più importante, non solo per il mondo conciario. Preservare le riserve idriche da inquinamento e sprechi è un’azione che di fatto deve coinvolgere tutti. Per questo il Distretto del Cuoio riduce l’impatto chimico nel processo della concia e depura e riutilizza le acque reflue civili per non attingere unicamente dalle falde del sottosuolo.
Qualità e
Sostenibilità
princìpi cardine
del "fatto a mano"
toscano.
Tutto questo ha dato origine a un’arte in grado di convergere memoria, estetica, tecnologia e abilità manuali al servizio di un’unica operosità. Un saper fare dove il recupero, l’attualizzazione e la reinterpretazione di antiche pratiche artigianali vengono esercitate in nome del principio cardine del “fatto a mano” italiano: la ricerca della qualità.
Una ricerca dettata da canoni etici che rispettano e rispondono alle istanze ambientali dei nostri tempi. Il Distretto del Cuoio limita infatti il consumo di risorse e le emissioni inquinanti del suo operato rinnovando il processo produttivo con azioni sostenibili di ultima generazione.
Dall’arrivo
del materiale grezzo al confezionamento del pellame
1
Depilazione senza solfuro e concia esente da metalli;
2
Ottimizzazione dei
sistemi di produzione e
logistica;
3
Riconcia e tintura
automatizzate senza consumo
di acqua;
4
Uso esteso di biotecnologie;
5
Recupero e ottimizzazione dei sottoprodotti.
In virtù della
creatività
tecnologica
Un passo decisivo nella transizione ecologica che l’arte conciaria non avrebbe mai intrapreso senza l’ausilio fondamentale della tecnologia. Grazie all’impiego creativo della scienza e allo sviluppo in ambito organizzativo e logistico, le nostre concerie hanno saputo fondere memoria e contemporaneità, progresso e sostenibilità, contribuendo fortemente alla custodia della leadership internazionale d’Italia nel mercato della valorizzazione della pelle.
L'arte della lavorazione della pelle
La Toscana è meraviglie paesaggistiche, è borghi e città d’arte, è piatti tipici da capogiro, è olio e vini unici, ma è anche artigianato e, soprattutto, è pelletteria. Calzature, giacche, cinture, portafogli, portagioie, scatole, cartelle, portadocumenti, borse e valigette: l’arte della lavorazione della pelle è bella perché è varia.
un saper fare
attento
La trasformazione artigianale della pelle in accessori e indumenti è totalmente sostenibile per una ragione elementare: viene eseguita su misura per una persona, non per un mercato. Una borsa o una calzatura in pelle fatte a mano, a differenza di un loro “simile” industriale, sono infatti figlie di un processo che richiede tempo e dedizione.
È il culto della perfezione, il manifesto della precisione e dell’unicità, la testimonianza concreta di quanto l’amore per il proprio mestiere possa generare autentiche opere d’arte che perdurano, si conservano. Questo perché un prodotto in pelle fatto a mano, se ben curato, può durare una vita intera. Inoltre, la sua creazione non asseconda lo spreco: la maggior parte dei residui vengono recuperati, riciclati e adoperati nel progetto successivo.
Questa maestranza, come qualsiasi altro ramo dell’albero dell’artigianato toscano, custodisce saperi secolari costantemente plasmati e rinnovati dalla cultura in cui operano.
Riflette il territorio stesso, rappresenta una traccia del suo passato a cui si aggiungono le fondamenta del suo presente. Il tutto per inseguire il futuro: il mondo della pelletteria toscana è infatti pervaso da un senso profondo di innovazione, di perpetua auto-riflessione e affinamento che tuttavia non va ad estirpare le proprie radici, la propria identità, la propria memoria.
In continuo movimento
“la tradizione è
custodire il fuoco,
non adorare le ceneri”
Gustav Mahler
Unico
L’artigiano toscano si fa dunque testimone di un’arte con origini profondissime e al contempo una visione contemporanea, al passo con i tempi.
Una visione grazie alla quale il commercio della pelle italiana primeggia il mercato internazionale ed è stimato in tutto il mondo.
Una visione che promuove e tramanda la dignità del “fare” e del “saper fare” toscani alle nuove generazioni e educa quest’ultime al rispetto per un mestiere e un’arte che vogliono dire maestria, disciplina, bellezza.